Enrico Ruggeri intervista
Credits: IG @enrico_ruggeri
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Enrico Ruggeri: «Da un forte impatto emotivo nasce una mia canzone»

Enrico Ruggeri ci ha raccontato del suo singolo “Dimentico”, in cui parla di Alzheimer. Leggi e ascolta l’intervista!

Enrico Ruggeri ci ha raccontato del suo singolo “Dimentico”, in cui parla di Alzheimer. Leggi e ascolta l’intervista!

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Enrico Ruggeri: «Da un forte impatto emotivo nasce una mia canzone»

Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Francesco Bianco a Enrico Ruggeri all’interno di Wake Up: il programma mattutino di Radio LatteMiele in onda dal lunedì al venerdì dalle 09.00.

1_Come ti è venuta in mente l’idea di scrivere il tuo ultimo singolo, “Dimentico”, in cui parli dei malati di Alzheimer?

Grazie alla Nazionale Cantanti avevamo fatto una partita a favore di un’associazione che si chiama “La Meridiana”. Io, che sono il Presidente, come succede sempre, vado a vedere con chi abbiamo giocato. Ho trovato questa realtà: un villaggio con i bungalow, ristoranti, bar, una chiesa e con una serie di operatori. Ci sono tutte queste persone che per fortuna non sono abbandonate davanti alla televisione, ma che hanno un tipo di socialità che ovviamente li aiuta ad avere una qualità della vita migliore. In quei giorni, inoltre, mi è anche capitato di vedere un film che si chiama “The father” con Anthony Hopkins e, come spesso accade, scrivo canzoni in seguito a stimolazioni emotive forti. Questa lo è stata, mi sono messo davanti al pianoforte e ho scritto “Dimentico”.

2_Quanto tempo ci hai messo a realizzare questo brano?

L’ho scritto in mezz’ora, è arrivato di getto. Poi sono andato nel mio studio che è un posto molto bello. Vengono diversi musicisti, cantiamo, suoniamo, poi lo lasciamo lì, poi lo riprendiamo e poi il pezzo è pronto.

3_Hai titubato sulla sua pubblicazione oppure eri sicuro di volerlo fare?

L’ho fatta sentire a qualcuno, ma non per la loro approvazione. Sono sicuro nel senso che era un brano di impatto.

4_Mi sono commosso quando ho sentito questo brano perché mi sono immedesimato nei familiari.

La cosa triste è quando ti accorgi, quando te ne rendi conto e inizi a vergognarti e ad aver paura di sbagliare. Passati quei 2 o 3 anni quando, sfortunatamente o fortunatamente a seconda dei casi, non hai più quella consapevolezza e diventi solo ed esclusivamente un problema per i tuoi familiari e tu vivi quasi serenamente.

5_Dove possiamo guardare il videoclip?

Su Youtube. Nella strofa in bianco e nero ci sono i volti di queste persone oggi. Negli incisi a colori, invece, ci sono le stesse persone nei filmati che ci hanno dato le loro famiglie: in vacanza, con i bambini, quando vivevano una vita piena e soddisfacente. È montato molto bene ed è toccante.

Enrico Ruggeri: «Da un forte impatto emotivo nasce una mia canzone»

6_Loro si chiamano “La Meridiana Società Cooperativa” così qualcuno, se vuole, può aiutare tramite un contributo.

L’importante è che se ne parli, che si prenda coscienza del fatto che c’è questo problema, che va conosciuto perché come tutte le malattie mentali non c’è consapevolezza. Uno si può rompere un braccio, tu vedi il gesso e capisci, ma quando succedono queste cose c’è molta ignoranza. C’è molta superficialità e vergogna. So cose di cui si parla poco.

7_Prima c’erano i tormentoni estivi, adesso sembra ci siano tutto l’anno. Cosa ne pensi?

Sono tempi in cui c’è una parte di pubblico che ha la sindrome da ascolto frettoloso, quindi escono continuamente pezzi.

8_Laura Pausini ha detto che adesso cantano cani e porci, il limite che c’è oggi è che è più complicato fare una scelta.

È un periodo di basso profilo. La musica ha sempre vissuto di corsi e ricorsi. È vero che cantavano cani e porci anche all’epoca però il pezzo di bassa lega che aveva successo negli anni ’80 era comunque suonato bene. Il testo era scritto bene, c’era una cura per i particolari che adesso non c’è più. Oggi vai in cameretta e puoi fare il pezzo che diventa una hit.

9_Prima c’era anche paura di sbagliare.

Il mio primo contratto fu per 5 album. Questo vuol dire che mi davano la possibilità di crescere e che ci sarebbe sempre stato qualcuno che avrebbe investito su di me. Se vuoi durare 30/40 anni non puoi fare la cosa che va di moda oggi, devi fare una cosa che non va di moda, devi avere pazienza con il pubblico. Battiato, Battisti, Renato Zero, Dalla, qualunque artista che dura da 40 anni non ha avuto successo subito. C’era un periodo in cui la gente doveva pazientare per capire un discorso diverso, vedi Renato Zero. Oggi, con il mercato che c’è, devi piacere subito e se piaci subito c’è un’alta probabilità che non duri 30/40 anni.

Written by Redazione Lattemiele

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