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Foto di Venerus. Credits: @Venerus
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Venerus: «Il mio “Segreto”? Musica viva e dal vivo»

Venerus ci ha raccontato di come ha registrato il disco “Il Segreto” e del suo nuovo approccio musicale. Leggi e ascolta l’intervista!

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Venerus: «Il mio “Segreto”? Musica viva e dal vivo»

Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Diego Belfiore a Venerus all’interno di Giovane Fuoriclasse: il programma serale di Radio LatteMiele in onda ogni venerdì dalle 21.00.

1_ Venerus sei uno degli artisti più apprezzati della nuova scena musicale italiana. Nel 2021 ci avevi stregati con il disco “Magica Musica”, oggi sei tornato a far parlare di te con un universo più misterioso con l’album “Il Segreto”. Come stai vivendo questi giorni post-uscita?

È uscito tre/quattro giorni fa. Sono stato in viaggio sempre nell’ultima settimana e mezza per attività di promo e live di presentazione.

È sempre strano quando sei immerso nella lavorazione del disco, lo attendi, lo attendi, poi quando esce non succede niente. Fisicamente non accade nulla anche se nell’effettivo diventa pubblico.

C’è un po’ questo momento di, non disco disillusione perché è bellissimo, ma una sorta di crisi post-partum. La cura di ciò è immergermi nelle prove del tour. Mi immergo in una dimensione più naturale.

2_ Mi racconti l’approccio che hai adottato in questo disco che suona piuttosto crudo, lontano dalla tendenza del momento?

È stato un lavoro consapevole, per quanto poi ascoltandolo sembri frutto dell’istinto. Io e Filippo, il produttore del disco che conosco da sempre e che ha iniziato a far musica nel mio stesso periodo, più passava il tempo più ci ritrovavamo ad ascoltare musica anni ’70.

Se tornavamo su produzioni più moderne ci cadevano le ginocchia, non perché siamo nostalgici ma, perché c’erano degli approcci nel modo in cui veniva fatta musica in passato che sono andati persi o sostituiti dalla tecnologia e dalle necessità discografiche e sociali.

Abbiamo deciso di recuperare, con i nostri mezzi, quell’approccio semplicemente riunendo dei musicisti in una stanza e registrandoli. Abbiamo cercato di preservare la performance e di mettere al centro le canzoni piuttosto che il beat.

Tutto il lavoro di produzione è stata fatto a canzoni scritte. Io stesso nei lavori precedenti, scrivevo producendo le canzoni. Arrivano a fine di un brano che era già praticamente prodotto: non mi sarei sognato di cambiarla all’ultimo, avendoci lavorato per mesi.

In questo disco abbiamo scritto e selezionato i brani, fatto gli arrangiamenti e li abbiamo registrati in presa diretta con la band nel mio studio. Ciò ha permesso di catturare lo spirito della canzone, molto più che ricercare di una sorta di perfezione ideale che poi non esiste.

3_ Avete registrato tutto in presa diretta?

Abbiamo registrato il 70% in presa diretta ovvero la sezione ritmica (basso, chitarra, piano elettrico e batteria), in modo che ci fosse una sorta di scheletro e più della metà della canzone pronta in questo modo.

A quel punto abbiamo scelto la take che ci piaceva di più e dopo gli abbiamo aggiunto dei fiati, delle tracce di organo, gli assoli di chitarra. Le strutture sono state tutte fatte in presa diretta. È stato tutto molto spontaneo.

La cosa bella di lavorare con dei musicisti molto bravi, con cui ho un rapporto stretto di amicizia, è che fluisce tutto bene. Non ci sono mai stati intoppi: abbiamo registrato un disco da 10 canzoni in due giorni, a parte il lavoro che abbiamo fatto a gennaio di aggiunta delle voci ecc…

Non ci sono mai stati intoppi, momenti di crisi, a parte il fatto che il primo giorno hanno iniziato a trapanare la parete di fianco allo studio di registrazione (ride, ndr). La mia filosofia di vita ci ha permesso di continuare a lavorare indisturbati.

Venerus: “Il Segreto” è un disco in presa diretta

4_ Negli anni sei diventato un personaggio noto, ci sono ragazzi che si tatuano testi delle canzoni. Sembri un tipo che tiene lo sguardo all’esterno più che su di sé.

Faccio musica che parla di me, direttamente o indirettamente, non mi piace stare troppo al centro dell’attenzione. Mi piace stare con i miei amici, mi faccio i fatti miei. Mi interessa fare musica e i tour.

5_ A proposito dell’amicizia, in una vecchia intervista dicevi che da solo sei un po’ inconcludente e hai bisogno degli altri per creare un ambiente.

Tutto quello che scrivo arriva da me, dalle mie esperienze, da ciò che leggo e vede. Sono una persona che si perde molto. Mi piace tantissimo ascoltare la musica, sembra ovvio, ma è davvero così. In studio ho tantissimi dischi, arrivo lì e non sempre riesco a concentrarmi e scrivere: magari mi metto ad ascoltarli.

Avere delle persone accanto, in questo caso Filippo che mi ha aiutato ad avere metodo per questo disco, non è scontato. Io arrivavo da due anni di tour con poca scrittura. A un certo punto, proprio per necessità personale, avevo bisogno di dare vita a qualcosa di nuovo.

È stato in questo momento che lui e Cleo, il mio amico che dipinge e si occupa delle scenografie, ci siamo detti: “Ok, lo facciamo”.

6_ Due anni di tour, anni nei quali hai rimesso mano a “Magica Musica” e che probabilmente ti hanno portato al sound di oggi.

Sicuramente, in generale tutta l’esperienza live. Il primo giorno di prova del tour “Magica Musica” abbiamo tolto il computer, il metronomo perché tutti sapevamo suonare. Abbiamo messo le basi per fare qualcosa di più libero.

Abbiamo arrangiato diversamente dal disco e registrato dal vivo. Quando l’ho riascoltato mi sono detto che, se fosse stata pubblicata così, sarebbe stata ancora più forte.

L’anno scorso abbiamo ulteriormente riarrangiato tutto e ci siamo detti che avremmo fatto così il prossimo disco.

“Magica Musica”, per quanto io pensi diversamente dalla media, era sicuramente un disco più conforme ai prodotti discografici di adesso. Non rinnego nulla, è solo un metodo che però ora si è scollato da me.

Written by Sara Caironi

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