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Alfa: «Parlo liberamente di paura senza perdere il sorriso»

Alfa ci ha raccontato delle emozioni positive e della paura che sta provando in questo periodo. Leggi e ascolta l’intervista!

Alfa ci ha raccontato delle emozioni positive e della paura che sta provando in questo periodo. Leggi e ascolta l’intervista!

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Alfa: «Parlo liberamente di paura senza perdere il sorriso»

Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Andrea D’Agostino ad Alfa all’interno di Arena Lattemiele: il programma pomeridiano di Radio LatteMiele in onda dal lunedì al venerdì dalle 16.00.

1_ Come stai?

Sono stato meglio, servono anche le cadute.

2_ “5 minuti” è la canzone che stavi portando a Sanremo quest’anno prima di quella brutta influenza. Te ne sei fatto una ragione?

Sai, c’è un’altra tematica che mi ha fatto un po’ arrabbiare con me stesso. Questo brano si chiama “5 minuti” per il rimando alla sveglia perché sono un ritardatario e mi piace molto dormire. In realtà è però dedicato a un’amica, con cui ho fatto il liceo, che è mancata proprio in quegli anni. Io avevo una grandissima paura di fare un brano che non venisse ricordato: non è una questione di numeri o di vendite.

Con tutte le canzoni che escono al giorno d’oggi, è facile passare in sordina. Avevo quindi proposto quel brano a Sanremo Giovani in modo che non venisse dimenticato perché la persona a cui l’ho dedicato merita di essere ricordata. Il fatto che mi fossi sentito male e non abbia neanche potuto partecipare è anche peggio dell’aver partecipato senza passare: è più comprensibile dal punto di vista emotivo. Evidentemente, non era il momento. Credo molto in Dio e nel destino in generale. Cerco di farmene una ragione, sono giornate un po’ difficili perché io guarderò Sanremo con non poca partecipazione. Passerà.

3_ Questa canzone l’hai cantata per la prima volta live al Fabrique.

Esatto. Tra l’altro, è l’unico motivo per il quale l’ho voluta fare uscire. Io non volevo farla uscire perché il pensiero che uscisse così, come una canzone qualunque, non era mia intenzione. Però c’era questo concerto, un live con 3000 persone, ci avevamo lavorato tanto per mesi e mesi, quindi abbiamo avuto una cornice emotiva adatta che mi ha spinto a farla uscire subito dopo il concerto, senza alcun tipo di dinamica discografica. Era tutta pancia, insomma.

4_ Com’è stata l’accoglienza al Fabrique per questo brano?

Gigantesca. Mi ha colpito perché, tra l’altro, il fandom ha fatto dei cuori gialli di carta e quando il pezzo è partito, hanno messo un cerchio di luce sul pubblico ed io non ne sapevo niente. Ho visto 3000 cuori gialli ed è stato molto importante. È difficile parlare per me di questa cosa perché mi impappino. Io di solito parlo tanto, ma questa cosa mi toglie sempre il fiato.

Spero di risuonare presto a Milano, magari in un posto un po’ più grande, perché è una città che ti da tanto durante i concerti: mi ha restituito tutto il sangue che ho sputato in questi 4 anni di lavoro. Mi è stato restituito tutto in una notte.

5_ Hai ancora tante cartucce da sparare, al di là di “5 minuti”. Conoscendo la tua musica e il tuo percorso, avrai ancora tantissime occasioni.

Lo spero tanto. In questo momento provo tanto fastidio e tanta paura. Ne parlo liberamente, anche se di solito sono visto come un personaggio positivo, “You make me so happy”, tutto giallo: è bello, io sono così, ma sono giorni brutti.

Alfa: «Parlo liberamente di paura e rimango positivo»

6_ Quest’anno hai pubblicato veramente tanti singoli: immagino che prima o poi uscirà un disco.

In realtà no. Avevo questo concept di fare quattro dischi con i punti cardinali e, per il momento, ne ho fatto uno, ma la strada è ancora molto lunga. Sto facendo questo disco in America. Con Mister Gabriel, il ragazzo che canta il ritornello di “You make me so happy”, ci siamo presi molto bene e sono andato a trovarlo in Tennessee, dove abita lui. Siamo entrambi fan della musica folk, dei The Lumineers, George Ezra.

Stiamo facendo questo disco ma in realtà non ne ho l’esigenza. Al giorno d’oggi, secondo me, l’attenzione è molto più sui singoli. A oggi scrivo canzoni senza pensare a quale sia la loro collocazione.

7_ Alla fine, col fatto dello streaming, andrebbe bene anche una collezione di singoli.

Ormai i dischi, nel bene e nel male, hanno una vita completamente diversa. Non è una questione di vendite, a quel livello converrebbe il disco. Se l’attenzione è su una sola traccia del disco, perché con lo streaming puoi sentire quello che vuoi quando vuoi, ne nasce un paradosso. Io posso imparare il mandarino in un mese però poi sono su YouTube a guardare video di gattini. Posso fare tutto, e siccome posso fare tutto, non faccio niente.

8_ A proposito di fare tutto, hai un sacco di collaborazioni all’attivo. Me ne sono scritte alcune: Annalisa, Rosa Chemical, Mr Rain, Giordana Angi, Rosa Linn, Cristina D’Avena.

Ho fatto la sigla dei Pokémon con Cristina.

9_ Com’è nata?

Mi è arrivata questa chiamata da un numero sconosciuto, era Cristina D’Avena. Ho risposto male perché non pensavo fosse lei, ma poi mi ha detto che stava facendo un disco di collaborazione e mi ha chiesto che ci fosse qualche sigla a cui ero particolarmente affezionato. C’era anche Pokémon che non cantava lei, bensì Giorgio Vanni, però l’abbiamo rifatta tamarra e ne vado molto fiero.

10_ C’è anche una parte riscritta da te.

Sì, ho riscritto una piccola strofa. Tengo a tutte le collaborazioni che ho fatto in modo diverso, in particolare con Rosa Linn che è stata la prima internazionale.

11_ Quindi è nata prima la voglia di Cristina di collaborare con te. Vi siete visti?

Certo, in studio: è simpaticissima. Lavora con la sorella, c’è un bel mood.

12_ In realtà, i Pokémon sono anche una fase della tua infanzia.

Ma certo. Ero un bambino nerd, bullizzato e timido. Lo dico in ogni intervista perché il bullismo è ancora un tabù in Italia. Senza dover dar valori a nessuno, perché non mi sento nella posizione di farlo, raccontando la mia storia mi viene da dire che se non avessi vissuto un determinato tipo di esperienze e di bullismo, non avrei fatto musica, perché la musica è tutt’ora il mio migliore amico. Tra l’altro, quelli che mi bullizzavano, sono venuti al mio concerto a Milano.

13_ In primavera avrai un bel tour.

Si, tutte le date sono una in seguito all’altra. Appena finisco questo tour mi raccolgono col cucchiaino, non vedo l’ora. Era il tour che avrei dovuto fare due anni, poi suono nella mia città e in città a cui sono legato: ho avuto una fidanzata in ogni città del tour e spero non vengano al concerto e non si incontrino (ride, ndr).

Written by Redazione Lattemiele

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