Foto di Davide Petrella con sfondo di un palazzo
Foto di Davide Petrella con sfondo di un palazzo. Credits: @tropico_petrella
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Tropico: «”Chiamami quando la magia finisce” racconta Napoli»

Tropico ci ha raccontato il dietro le quinte del suo album “Chiamami quando la magia finisce”. Leggi e ascolta l’intervista al cantante!

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Tropico: «”Chiamami quando la magia finisce” racconta Napoli»

Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Francesco Bianco a Tropico all’interno di Wake Up: il programma pomeridiano di Radio LatteMiele in onda dal lunedì al venerdì dalle 8.30.

1_ Tu sei un famosissimo autore di canzoni. Chi sceglie i titoli?

I titoli sono lunghi perché mi piace pensarci. Come per o libri che già dal titolo capisci che dentro c’è un mondo e non è solo “l’accessorio” di un disco.

2_ In “Chiamami quando la magia finisce” racconti di un amore malinconico. Come Mario Lavezzi sostieni che l’autore debba essere un po’ triste e non felice in amore perché: se sei felice vai a Ibiza a vivere l’amore; se sei un po’ triste ti dedichi allo scrivere le canzoni.

Cinquanta e cinquanta, credo. Devi avere dei momenti felici, altrimenti non va bene.

4_ Come autore, sei arrivato primo e secondo al Festival di Sanremo lo scorso anno. Queste canzoni sarebbero potute anche essere cantate da altri? Il tuo disco, al contrario, solo da te.

Io scrivo in modo separato: non mischio il lato autorale con quello artistico.

5_ Cambi nome per questo? Nel senso che Tropico canta e Davide scrive?

Faccio sempre questo esempio: se ci accordiamo per il calcetto alle sei del pomeriggio, io non vado con la racchetta da tennis perché non funzionerebbe.

Quando scrivo per me, racconto il mio mondo. È qualcosa di troppo personale per poterlo affidare ad altri interpreti.

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6_ “Televisione”, brano realizzato in collaborazione con Mahmood, suona già come un classico.

È un caro amico e un artista che stimo. Mi piace coinvolgere amici e cantanti di talento nei miei dischi. Non chiamo mai sconosciuti: per me è molto importante il rapporto umano.

Tra quelli che sono nel disco, non con tutti avevo collaborato in precedenza.

7_ C’è molta Napoli, anche se le canzoni non sono tutte in napoletano. Perché hai voluto esporre così tanto la tua città?

Per me è il centro del mondo, sono di parte però (ride, ndr). Credo che tutto quello che c’è di contaminato a Napoli sia impossibile da trovare in un altra città.

A Napoli il capitale umano poetico è molto alto. Anche il parlato è teatrale e può essere spunto per qualcosa. È gratis (ride, ndr)!

8_ Di rapper Napoletani ora ce ne sono parecchi (es: Geolier). Un cantautore che canta in napoletano nel mainstream mancava da un po’.

Devo dire la verità: ci sono arrivato con calma. Il napoletano suona molto bene ma è una lingua difficile per esprimere concetti.

Spesso si tende ad accontentarsi del suono e a mettere da parte il contenuto.

C’ho messo un po’ per avere la stessa efficacia in napoletano come con l’italiano. Quando ero sicuro di essere forte in dialetto mi son detto: “lo faccio”.

9_ Nel video di “Fantasie”, brano realizzato con Cremonini, ci sono molti corpi nudi. Perché?

Le fantasie si riconducono sempre a una persona, quindi, mi piaceva avere questo muro di corpi che rappresentavano fantasie di diversa natura.

10_ Tornando al titolo dell’album, sembra quasi la storia di un uomo che non ha voglia di vivere davvero una storia d’amore.

Mi piace sempre dare un taglio malinconico all’amore. “Un bicchiere di vino, con un panino” (ride, ndr) non è come mi immagino questo sentimento. È più viscerale, disgraziato.

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11_ Mi sembra che racconti di un uomo che non soffre, anche quando l’amore finisce.

In verità è sofferto, non c’è un compromesso.

12_ Tutte queste canzoni le porterai in tour nelle città italiane. Tu hai sempre detto che vorresti esibirti negli stadi.

Magari, ma non perché sono posti grandi! Io faccio questo da quando sono bambino e ci ho messo tanto a capire chi ero nella musica.

Sono “capatosta” e piuttosto che seguire i consigli mi schianto contro il muro. Poi, crescendo, ho imparato ad ascoltare.

Ho accanto un team di creativi che mi vuole bene. Ho una mentalità da band (ne avevo una da ragazzo). Non lo so dove arriverò, ma so che arriverò più lontano di dove mi trovo ora.

13_ Hai collaborato con tantissimi artisti. C’è qualcuno per cui ti piacerebbe scrivere?

Sto aspettando la chiamata di Vasco Rossi (ride, ndr). Penso sempre a grossi nomi per mio gusto personale. Mi darebbe soddisfazione poter lavorare con Mina e Celentano, per esempio. Per me la musica bella si è fermata da tempo.

Written by Redazione Lattemiele

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